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Il 20 maggio 2025 Sorella Tracy Y. Browning ha tenuto un devozionale presso la BYU Hawaii, intitolato “La differenza siete voi”. 

Durante il suo discorso ha invitato il pubblico in ascolto a diventare parte attiva nella creazione dell’opera d’arte della propria vita, insieme all’aiuto del Salvatore e del Suo potere. Qui di seguito il discorso per intero.

È stato davvero bellissimo, grazie di cuore. Cari amici, che privilegio è per me essere con voi oggi.

Il potere della creazione

Durante una recente missione a Milano, in Italia, ho avuto il privilegio di ammirare l’imponente affresco dell’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci.

E con mia grande sorpresa, non si trova in una galleria d’arte, come si potrebbe immaginare, ma è dipinto sulla parete del refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie, il luogo dove i monaci si riunivano per i pasti, riflettendo sulla rappresentazione dell’ultima cena del Salvatore con i Suoi discepoli.

Mentre mi trovavo lì, assorta nell’immagine, sono stata profondamente colpita da qualcosa dell’opera di Da Vinci. Pur sapendo che molti artisti avevano già raffigurato quella scena sacra, c’era qualcosa di particolarmente coinvolgente nella versione di Leonardo. 

Sembrava quasi viva e, che fosse intenzionale o meno, trasmetteva una dichiarazione di fede che mi ha toccato nel profondo. Non ho potuto fare a meno di pensare a Leonardo: al suo straordinario talento tecnico, alla particolarità della sua visione, all’originalità della sua prospettiva – elementi che riflettevano chi fosse lui come creatore. 

E ancora, l’evidente influenza della sua formazione – la sua comprensione della luce, del movimento, e l’uso sofisticato della matematica. Tutto questo mi ha portato a una riflessione personale sulla sua opera: Leonardo era diverso.

Impiegò circa tre anni per completare il dipinto e, fatto interessante, scelse di allontanarsi dalla tradizionale tecnica dell’affresco del suo tempo, preferendo un metodo che gli consentisse di lavorare con più lentezza e di apportare modifiche quando necessario.

Ho portato con me alcune domande su cui ho continuato a riflettere dopo il mio soggiorno a Milano. In particolare, come può il capolavoro della nostra vita essere intenzionale e mirato come le pennellate di Da Vinci? 

Come scopriamo i doni divini che ci sono stati dati e come li usiamo per creare una vita incentrata su Gesù Cristo? E cosa significa diventare il tipo di creatore che Dio vuole che diventiamo?

Siete creatori e i vostri doni vengono da Dio

Quando cominciai ad investigare il vangelo di Gesù Cristo, ricordo che i missionari mi parlarono del grande piano di felicità di Dio per i Suoi figli. 

Al centro di questo piano c’è il Salvatore e il Suo sacrificio infinito che permette a ciascuno di noi di tornare a vivere nella nostra vera casa, alla presenza del nostro Padre Celeste. 

Il tempo trascorso nella mortalità è una fase cruciale nel piano di Dio, che ci permette di fare esperienze che possono infine ancorare la nostra vita a Gesù Cristo e aiutarci ad edificare su di Lui il nostro fondamento sicuro. 

La mortalità, quindi, diventa la tela su cui dipingere le nostre scelte e azioni, guidati dal dono del nostro libero arbitrio. La mortalità ci invita a essere creatori.

L’anziano Dieter F. Uchtdorf, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha insegnato che «il desiderio di creare è uno dei più profondi aneliti dell’anima umana». Riconoscere quell’impulso divino dentro di noi ci invita a scoprire quali doni ci sono stati dati e a chiedere al Signore cosa vorrebbe che facessimo con essi. 

Non dobbiamo chiederci se siamo stati benedetti con dei doni; le Scritture confermano che ciascuno di noi ha ricevuto capacità divine. L’Apostolo Paolo ha insegnato, in 1 Corinzi 12, che i doni spirituali sono diversi ma provengono tutti dalla stessa fonte divina.

Un modo possente per cominciare a scoprire i nostri doni divini è ascoltare i delicati suggerimenti dello Spirito Santo. Spesso, lo Spirito conferma la verità quando usiamo un talento in armonia con il piano di Dio. Egli può farci sentire pace nel cuore quando serviamo gli altri, insegniamo con potenza o creiamo qualcosa che edifichi. 

Talvolta, i nostri doni vengono rivelati attraverso gli altri, come quando qualcuno ci dice quanto la nostra testimonianza, gentilezza o saggezza li ha benedetti. 

Queste conferme spirituali ci aiutano a vedere il quadro completo di chi stiamo diventando nelle mani del Salvatore. Forse i vostri doni sono musicali o artistici, oppure più intellettivi. 

Forse consistono nella vostra capacità di essere dei buoni amici, nella vostra resilienza o generosità. I doni di Dio sono tanto vari quanto i Suoi figli.

Nella parabola dei talenti, Gesù insegna che Dio ci affida dei doni, e si aspetta che li usiamo e moltiplichiamo. Gli insegnamenti del Salvatore ci aiutano a capire che i nostri talenti non sono destinati a rimanere nascosti o dormienti, ma a essere sviluppati e condivisi per uno scopo più grande. 

L’anziano Dale G. Renlund, in un recente discorso della conferenza generale, ha insegnato che «Un messaggio di questa parabola è che Dio si aspetta che aumentiamo le capacità che ci sono state date, ma non vuole che paragoniamo le nostre capacità a quelle degli altri». 

Poi l’anziano Renlund ha condiviso un pensiero di Zusha di Hanipol, un mistico hasidico del XVIII secolo: quando arriveremo al capolinea della nostra vita, Dio non ci chiederà perché non siamo stati come gli altri, ma perché non siamo stati completamente noi stessi. 

Non dobbiamo temere di non eguagliare la grandezza altrui, ma di non vivere pienamente secondo il nostro potenziale divino. L’anziano Renlund ha proseguito: 

«Di certo Dio sarà deluso se non facciamo affidamento sui meriti, sulla misericordia e sulla grazia del Salvatore per aumentare le capacità che abbiamo ricevuto da Dio.

 Egli si aspetta che noi, grazie alla Sua affettuosa assistenza, diventiamo la migliore versione di noi stessi. Il fatto che iniziamo con capacità diverse per Lui è irrilevante. E dovrebbe esserlo anche per noi».

Ricordo quando mi resi conto che i miei pensieri si presentavano sotto forma di immagini. Fin da piccola è sempre stato più facile per me esprimermi attraverso immagini visive che con strumenti concreti. Per esempio, se mi chiedevano come mi sentivo riguardo a un certo cibo, rispondevo che le ciambelle sanno di sole e le insalate di tristezza. 

Se qualcosa era giallo, la mia mente evocava l’immagine di un limone. Quello che inizialmente avevo scambiato per un semplice vezzo, col tempo si è rivelato un dono legato al mio amore per la lettura e la scrittura. Da giovane passavo ore a scrivere racconti brevi che non solo mi aiutavano a esprimermi meglio, ma mi permettevano di coltivare la mia passione per le parole. 

Le parole per me non erano solo strumenti di comunicazione, ma veicoli di emozione, capaci di dipingere immagini vivide. La mia speranza è sempre stata che, usando un linguaggio sensoriale o illustrativo, potessi aiutare gli altri a comprendere il messaggio che cercavo di trasmettere.

Quando in seguito abbracciai il vangelo di Gesù Cristo, capii che questo dono apriva la via alla più alta e gioiosa espressione della mia capacità comunicativa. 

Scoprii che la mia voce, i miei pensieri e i miei sentimenti venivano espressi in modo più autentico quando li usavo per due scopi sacri: innanzitutto, per portare testimonianza del mio amore e della mia devozione verso il Padre Celeste e il Salvatore; poi, per dimostrare il mio affetto e la mia attenzione verso gli altri. Sento lo Spirito e la Sua potenza nella mia vita mentre condivido la mia testimonianza e il Vangelo. 

Mentre cerco di usare i miei doni per un giusto proposito, sento che il Salvatore mi guida sempre più vicino a Sé, aiutandomi a comprendere che il mio dono non è casuale né accidentale.

Ho imparato che i doni che riceviamo nella mortalità possono essere scoperti quando facciamo affidamento sul nostro Salvatore, Gesù Cristo, per riconoscere il nostro potenziale divino e che la Sua potenza ci aiuta a realizzarlo pienamente.

Incentrare la nostra creazione su Cristo

Man mano che scopriamo e amplifichiamo i nostri doni con l’aiuto del Salvatore, diventa chiaro che il loro scopo più elevato è avvicinare noi e gli altri a Lui. Mettere Cristo al centro trasforma non solo ciò che creiamo, ma anche ciò che diventiamo.

Mentre mi trovavo di fronte al capolavoro di Da Vinci, una delle cose che più mi ha colpito è stato come l’artista abbia focalizzato tutto attorno a Gesù Cristo. 

Qui emerge tutto il suo amore e la sua comprensione della simmetria matematica. La totalità della composizione cattura lo sguardo dello spettatore e lo guida verso il Salvatore: ogni linea prospettica conduce gli occhi verso Cristo. 

Gesù è al centro, e tutta l’energia emotiva degli apostoli è diretta verso di Lui, rendendolo il fulcro della scena.

Allo stesso modo, le nostre vite possono essere intenzionalmente orientate verso Gesù Cristo se consideriamo dove convergono le “linee prospettiche” della nostra vita. Cristo deve essere al centro. 

Ci sono abitudini che possiamo coltivare affinché il ritmo e l’energia della nostra esistenza si dirigano verso di Lui. 

La preghiera, lo studio delle Scritture, l’osservanza delle alleanze e il servizio sono strumenti essenziali per costruire una vita incentrata su Cristo, oltre a essere pratiche quotidiane potenti che ci aiutano a tenere lo sguardo fisso sul Salvatore. 

Nel Libro di Mormon, il profeta Alma promette che “mediante cose piccole e semplici si avverano grandi cose”.

Questo insegnamento di Alma ci ricorda che la nostra grandezza come discepoli si trova spesso nei gesti umili, costanti e consapevoli. Impegnarci ogni giorno in queste azioni non serve solo per mettere una spunta su una lista spirituale, ma per tracciare linee spirituali che convergano verso Gesù Cristo.

Proprio come Da Vinci utilizzò la prospettiva per guidare ogni spettatore verso il Salvatore, le abitudini che costruiamo e le priorità che poniamo possono dirigere i nostri cuori verso di Lui. 

Così la nostra devozione quotidiana diventa sia disciplina spirituale che testimonianza visiva.

La vostra testimonianza distintiva

Il nostro personale cammino di discepolato in Gesù Cristo renderà il “murale” della nostra vita visibilmente differente dai modelli e valori del mondo. Il Presidente Russell M. Nelson ha insegnato che «i veri discepoli di Gesù Cristo sono disposti a distinguersi, parlare e agire diversamente dalle persone del mondo».

Uno dei nostri segni distintivi più importanti è il nostro impegno verso le alleanze che stringiamo con Gesù Cristo e il Suo vangelo. Il battesimo, il dono dello Spirito Santo, le ordinanze del sacerdozio e le alleanze del tempio danno struttura, significato e potenza al ritratto della nostra vita perché, come ha insegnato l’anziano 

David A. Bednar, «…Le alleanze e le ordinanze ci indirizzano verso il Signore Gesù Cristo e ci aiutano a ricordare sempre il nostro legame con Lui.…» Quando facciamo alleanze permettiamo alla mano del Maestro di guidare la nostra creazione.

Nessuno di noi vive una vita monodimensionale. Rapporti, istruzione, osservanza religiosa, lavoro e altre aspirazioni portano luce, profondità, movimento ed emozione nel nostro cammino terreno. Qualche volta, i nostri gesti creativi più sacri sono profondamente personali e relazionali. 

Creiamo pace nelle nostre case, fiducia nelle nostre amicizie, senso di appartenenza nelle nostre classi e congregazioni. 

Creiamo speranza quando parliamo con gentilezza, sicurezza quando scegliamo di ascoltare. Ogni momento in cui scegliamo di emulare il Salvatore nelle situazioni ordinarie, partecipiamo all’opera divina della creazione. In qualità di discepoli di Gesù, siamo custodi dell’ambiente che ci circonda. 

La nostra influenza, il tono e le scelte possono rendere percepibile l’amore di Dio attraverso di noi. Cercando di rendere il nostro discepolato più distintivo, siamo invitati ad elevare la nostra visione rispetto allo scopo delle nostre azioni.

Vorrei mettere in luce alcuni ambiti fondamentali:

Grazie al nostro discepolato in Cristo, consideriamo l’istruzione come un principio eterno. Lo studio diventa non solo un mezzo per raggiungere il successo personale o professionale, ma uno strumento che, attraverso la diligenza, usiamo per servire meglio Dio e gli altri.

Il modo in cui viviamo le relazioni assume una priorità superiore, poiché rispecchia l’idea che l’amore di Dio è la legge più grande. 

Il modo in cui trattiamo la famiglia, gli amici e tutti i figli di Dio diventa una testimonianza del modo in cui noi stessi riceviamo e viviamo l’amore di Dio e di come ci sforziamo di condividerlo, come Lui ci ha comandato.

Il nostro culto devoto al Salvatore e al Suo vangelo diventa più significativo quando impariamo a mettere Dio al primo posto. Riconosciamo che tempo, talenti ed energie sono consacrati al Salvatore e cerchiamo di onorarlo con una devozione costante. 

Questa devozione si esprime particolarmente nell’osservanza della domenica, quando ci dedichiamo al culto, partecipiamo alla sacramento e riflettiamo sul sacrificio espiatorio del Salvatore. 

Il Presidente Nelson ha insegnato: «ho appreso dalle Scritture che la mia condotta e il mio atteggiamento durante la domenica costituivano un segno tra me e il mio Padre Celeste». 

Ci invita a riflettere personalmente: «Come potete essere sicuri che il vostro comportamento durante la domenica vi porti gioia e allegrezza? 

Oltre ad andare in chiesa, a prendere il sacramento e a essere diligenti nella vostra specifica chiamata a servire, quali altre attività possono far sì che il giorno del Signore sia per voi una delizia? Quale segno darete al Signore per dimostrare il vostro amore per Lui?».

Le sue domande stimolano una riflessione profonda su come elevare la domenica rendendola un segno distintivo di discepolato: un giorno sacro, separato e che testimonia del nostro amore per il Signore.

Infine, riguardo alla nostra professione, il discepolato cristiano ci porta a riconoscere che il lavoro è un principio divino. Vivere secondo gli standard del Vangelo rende possibile contribuire all’opera di Dio sulla terra, perché il nostro esempio personale può avere un’influenza significativa ovunque andiamo.

Seguendo l’esempio di Gesù, elevando la nostra visione e adottando pratiche distintive nel nostro discepolato, possiamo rafforzare profondamente il nostro legame con Cristo e progredire nel divenire più simili a Lui. Le nostre osservanze religiose, quando radicate nel discepolato, si trasformano in strumenti potenti nel cammino della fede. 

Quando poniamo al centro la nostra alleanza con il Salvatore, il nostro culto e la nostra devozione diventano fonti genuine di gioia nel Vangelo.

La differenza siete voi

Amici, in ciascun cuore arde il desiderio divino di creare. Una parte del grande piano di felicità di Dio è che creiamo il capolavoro della nostra vita. 

Nessuno può creare esattamente ciò che voi potete creare. Il Padre Celeste non vi ha mandato sulla terra per creare la copia della vita di qualcun altro, ma per scoprire i doni e i talenti unici dati a ciascuno di voi. Vi ha mandato affinché li amplifichiate e moltiplichiate, focalizzando le linee della vostra vita su Suo Figlio, Gesù Cristo, e sul vostro discepolato.

Il processo personale di scoperta e accrescimento delle vostre capacità e talenti divini può svilupparsi gradualmente e raffinarsi tramite lo studio e la crescita. 

Ma è importante ricordare che la pazienza è una virtù e forse un altro dono che Dio sta coltivando in voi lungo il cammino. Confidate che con tempo, impegno e fede, il vostro potenziale divino diventerà più chiaro e la vostra capacità crescerà in forza e scopo. 

Come discepoli di Gesù Cristo, quando usate i doni e i talenti che vi sono stati dati da Dio per servirLo e partecipare alla Sua opera, potete sentirvi una parte importante del grande piano di salvezza e vedere chiaramente come il vostro contributo unico al Vangelo contribuisce all’unità dei figli di Dio.

Il Presidente Russell M. Nelson ha insegnato che «siamo chiamati a essere creatori a pieno titolo—costruttori di una fede personale in Dio, in Gesù Cristo e nella Sua Chiesa. 

Siamo chiamati a edificare famiglie e a essere suggellati nei sacri templi. Siamo chiamati a costruire la Chiesa e il regno di Dio sulla terra. Siamo chiamati a prepararci per il nostro destino divino—gloria, immortalità e vita eterna».

I nostri sforzi per essere creatori non devono essere relegati a semplici hobby o attività secondarie; essi sono parte integrante della nostra identità e del nostro scopo eterno. 

Ogni scelta vissuta nella fede in Gesù Cristo—che si tratti di nutrire la vostra testimonianza, rafforzare la famiglia, sollevare il prossimo, adempiere ad un incarico o testimoniare di Cristo—diventa un contributo sacro all’opera divina di salvezza ed esaltazione.

Da quando sono tornata dall’Italia, sono arrivata alla conclusione che Gesù Cristo è il fulcro dell’Ultima Cena di Da Vinci—il cuore supremo del messaggio che l’artista voleva comunicare e il soggetto che più di ogni altro ha voluto mettere in luce. 

E miei cari amici, proprio come Leonardo Da Vinci fu diverso nel suo tempo, voi siete diversi nel vostro. Sono certa che, riflettendo sul ritratto della vostra vita, la differenza sarete voi—perché il vostro discepolato verso Gesù Cristo modella il modo in cui imparate, amate, lavorate, adorate e servite. 

E lascerà una firma distintiva sulla tela della vostra esistenza come Suo discepoli. Il quadro della vostra vita è ancora in divenire, e vi attesto che, concentrandovi sul Salvatore, Egli può trasformare i vostri talenti in strumenti per il bene, i vostri sforzi in atti di fede e la vostra vita in un capolavoro che renda testimonianza del Maestro supremo: Gesù Cristo. Siate certi che, come Sue discepoli alleati, il Salvatore ha «iniziato in voi un’opera buona» e continuerà a sostenerla.

Vi ricordo che avete il potere di plasmare le esperienze ovunque vi troviate. La differenza siete voi in ogni aula in cui entrate. La differenza siete voi ogni settimana in chiesa. La differenza siete voi sul vostro luogo di lavoro, e in ogni momento che passate in casa.

La differenza siete voi – perché per voi Gesù Cristo fa tutta la differenza.

Nel nome di Gesù Cristo, amen.

Questo discorso è stato pubblicato su https://speeches.byuh.edu. Questo discorso è stato tradotto da Ginevra Palumbo