Ti è mai capitato di sentirti sopraffatto dalla tristezza, con il cuore colmo di sconforto, al punto da alzare lo sguardo al cielo e domandarti: “Perché Dio tace? Mi ha forse dimenticato?”

Se hai vissuto un momento simile, sappi che non sei solo. Non sei il primo a porre questa domanda, né sarai l’ultimo. Ma come possiamo comprendere il silenzio di Dio?

Nel marzo del 1839, in una fredda giornata invernale, un prigioniero del carcere di Liberty, Missouri, pose la stessa domanda al Cielo.

Era un uomo giusto e devoto che aveva consacrato la sua vita al servizio del Signore. Pur tuttavia, né lui né la sua famiglia furono risparmiati da sofferenze, persecuzioni e grandi prove. E anche lui, in un momento di vulnerabilità, alzò la voce al cielo:

“O Dio, dove sei? E dov’è il padiglione che copre il tuo nascondiglio?”

Un dipinto celebre raffigura questo istante di profondo tormento. Sul volto del profeta si leggono disperazione, stanchezza, paura, ma anche un sincero desiderio di essere visto, ascoltato, consolato.

Aveva bisogno, anche solo per un attimo, di sentire che Dio era davvero lì.

Se ti sembra che Dio non ti ascolti, non sei l’unico

Parliamoci chiaramente: anche dopo aver pregato con fervore, studiato le Scritture e cercato consiglio, ci sono giorni — talvolta settimane o persino stagioni intere della vita — in cui Dio sembra restare in silenzio.

Nonostante i tuoi sforzi, quel vuoto interiore può farsi più acuto, e la domanda “Mi sta ignorando?” si fa insistente.

Forse, anche dopo aver pregato con tutto il cuore, fino a sentire le lacrime offuscare la vista, anche dopo aver studiato con impegno le Scritture, cercato consiglio e fatto del proprio meglio per percepire la voce del Signore, può capitare che tutto resti in silenzio.

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E quel silenzio lascia dentro un vuoto, una ferita profonda nell’anima.

Ti invito ad accogliere questo sentimento senza colpa né vergogna: è normale sentirsi frustrati o scoraggiati quando la risposta tarda ad arrivare. Continuare a cercare, a credere, a sperare, richiede un coraggio straordinario.

Ma se Dio tace, significa che davvero ci ignora?

Comunicare con Dio non è come parlare con un’altra persona, di cui sentiamo chiaramente la voce. Spesso l’attesa è più silenziosa, più sottile.

E proprio questa è la sfida più grande: non sentiamo abbastanza, non avvertiamo le risposte, e questo può spaventarci. Ci sentiamo lontani, sorpresi dal vuoto.

Ma silenzio non significa indifferenza, anzi. Ecco cinque punti a cui affidarti quando ti sembra che Dio sia lontano:

1. A volte il silenzio di Dio è necessario

Immagina un genitore che osserva il proprio bambino muovere i primi passi. Si trattiene dal corrergli incontro, non per mancanza d’amore, ma per dargli l’opportunità di imparare, di rafforzarsi.

Così è anche con Dio: talvolta si fa da parte perché sa che possiamo camminare da soli. E in quei momenti silenziosi, la nostra fede non viene solo messa alla prova, ma realmente rafforzata.

2. Il silenzio di Dio può essere una forma di direzione

Hai mai pregato con intensità per una cosa e poi visto tutte le porte chiudersi? Il silenzio di Dio, a volte, non è un rifiuto ma un invito a guardare altrove.

È una guida silenziosa che ci indirizza verso un cammino migliore. Come recita Isaia 55:8-9: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie.”

3. Il silenzio di Dio è un richiamo all’agire con fede

Quando Dio non risponde subito, non è il momento di smettere di cercare, ma di agire con fede, anche quando il cammino non appare chiaro. Pensate a Nefi, nel Libro di Mormon.

Non ricevette un libretto d’istruzioni con una guida dettagliata; costruì una nave “senza sapere in anticipo” cosa dovesse fare.

Quando agiamo con fede, a volte la guida arriva lungo il cammino, non all’inizio. Il silenzio divino ci invita ad esercitare il nostro libero arbitrio, fidandoci di una mano invisibile ma presente.

4. Il silenzio di Dio ci invita all’ascolto profondo

Viviamo in un mondo assordante. Tra notifiche, impegni e distrazioni, non è raro che il silenzio di Dio sia in realtà un nostro mancato ascolto.

È un invito a rallentare, a creare spazio nel nostro cuore per sentire quella “voce dolce e sommessa” che parla nel silenzio, attraverso lo Spirito, le Scritture, o il consiglio di una persona ispirata.

Il Suo silenzio può essere un’opportunità dataci per coltivare una sensibilità spirituale maggiore e riconoscere la Sua voce in modi diversi dal solito. 

5. Il silenzio di Dio non è mai assenza d’amore

Questa è forse la verità più importante di tutte. L’intensità dell’amore di Dio non si misura dalla rapidità o dalla chiarezza con cui risponde alle preghiere.

Il Suo amore è costante, sconfinato, incrollabile. Anche nei momenti di silenzio più profondo, quando ti senti solo, trascurato o inascoltato, il Suo amore non viene mai meno.

Lui vede le tue lacrime, conosce il tuo dolore, ed è sempre, sempre con te — anche quando non riesci a percepire la Sua voce. Il silenzio di Dio non è mai un segno di abbandono, né tantomeno di indifferenza.

Lo ricorda meravigliosamente l’Apostolo Paolo in Romani 8:38–39:

“Io sono persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né cose presenti né future, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.”

Il silenzio di Dio: come imparare a sentirLo davvero?

Se il silenzio non è assenza, come possiamo affinare l’ascolto quando disperatamente cerchiamo guida o conforto? Non si tratta di aspettare una voce fragorosa, ma di riconoscere i segni delicati che Egli ci manda, dentro e fuori di noi.

Ascolta con il cuore, non solo con le orecchie

Prova a notare quella pace improvvisa che ti pervade quando devi prendere una decisione difficile, l’idea che sorge con naturalezza. Non son pensieri a caso, ma spesso segni dello Spirito.

Servono esercizio e apertura, per riconoscere il timido ‘sì’ o ‘no’ che proviene da dentro di noi. Più rispondi ai suggerimenti, più diventano chiari.

Ascolta tramite la musica

La musica possiede un potere straordinario: quello di metterci in contatto con il divino.

Ti è mai capitato di ascoltare un canto — forse un inno, un brano spirituale o anche una canzone contemporanea — e di essere sopraffatto da una profonda sensazione di pace, comprensione o amore?

La musica è in grado di andare oltre le parole, trasmettendo messaggi spirituali direttamente al cuore.

Può sollevare lo spirito, consolare nel dolore, persino spingerci all’azione. Per questo, nei momenti in cui ti senti distante o ti domandi “Perché Dio tace?”, prova ad ascoltare della musica sacra, o semplicemente quella che ti trasmette sentimenti positivi.

Spesso sono le parole, la melodia, o anche solo l’emozione che suscita ad aprire uno spazio interiore in cui Dio può manifestare la Sua presenza e il Suo amore in modo profondo e personale.

Trova il silenzio nel caos

Nel mondo frenetico in cui viviamo, dominato da notifiche e stimoli continui, il vero silenzio può sembrare quasi introvabile.

Eppure, spesso Dio ci appare silenzioso semplicemente perché siamo noi a fare troppo rumore per poterLo ascoltare. La Sua voce, infatti, raramente si manifesta in modo fragoroso: più spesso è un sussurro, un pensiero lieve, un’intuizione discreta.

Per questo è necessario creare intenzionalmente uno spazio in cui poterLo accogliere. Prova a ritagliarti ogni giorno un momento per disconnetterti da schermi, social network e distrazioni.

Fai una passeggiata tranquilla, immergiti nella natura, o cerca un angolo sereno nella tua casa. In questa quiete, permetti alla tua mente e al tuo spirito di rallentare, diventando così più ricettivo a quei suggerimenti sommessi che, nel frastuono della vita quotidiana, rischiano di passare inosservati.

Ascolta la voce di Dio attraverso le Scritture

Le Scritture — sia la Bibbia che il Libro di Mormon — sono canali diretti attraverso i quali Dio ci comunica la Sua volontà e la Sua parola. Immaginale come lettere scritte da Lui personalmente, indirizzate proprio a te.

Quando leggi la Bibbia, impari a conoscere il Suo carattere, le Sue promesse, e i modi in cui ha interagito con i Suoi figli nel corso della storia.

Immergendoti nel Libro di Mormon, ricevi “un altro testamento di Gesù Cristo”, che offre insegnamenti profondi sulla Sua espiazione, sui Suoi insegnamenti e sul Suo amore sconfinato.

Questi testi sacri traboccano di risposte, conforto e guida per ogni possibile situazione della vita.

Se ti avvicini a loro con cuore aperto e spirito di preghiera, non stai semplicemente leggendo parole antiche: stai intrattenendo un dialogo con Dio stesso, permettendogli di parlare direttamente alla tua anima attraverso la voce dei profeti e degli apostoli.

Pentiti di tutto ciò che ti allontana da Lui

Il pentimento non consiste semplicemente nel provare dispiacere: è un processo profondo, potente e liberatorio, che ci permette di rivolgere nuovamente il cuore a Dio.

Significa riconoscere i propri errori, fare il possibile per rimediare e intraprendere con determinazione un cammino rinnovato, impegnandoci a seguire la Sua via.

Quando cerchiamo sinceramente il perdono e ci sforziamo di vivere secondo i Suoi insegnamenti, ciò che ostacola il nostro spirito comincia a dissolversi.

Questo ci rende più ricettivi all’influenza dello Spirito Santo, che può allora parlare con maggiore chiarezza alla nostra mente e al nostro cuore.

In questo modo si apre un canale più limpido attraverso cui possiamo ascoltare Dio e percepire concretamente la Sua presenza nella nostra vita.

Ricorda: anche Cristo ha provato il silenzio di Dio

Se c’è un pensiero conclusivo che desidero lasciarti, è questa verità profonda: anche il nostro Salvatore, Gesù Cristo, ha vissuto sulla propria pelle quel dolore acuto che nasce dal silenzio di Dio e dalla sensazione di essere abbandonati.

Nel momento più angosciante della Sua vita, sulla croce, Egli gridò:

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Matteo 27:46).

Eppure, conosciamo la verità: Dio non Lo aveva abbandonato. Quel silenzio solo apparente, quel dolore immenso, erano parte essenziale dell’Espiazione.

Erano necessari affinché Cristo potesse comprendere in modo perfetto ogni sofferenza umana, ogni senso di solitudine, ogni attimo in cui noi stessi potremmo chiederci se Dio è lontano o se ha smesso di ascoltarci.

Proprio grazie a quell’esperienza, Egli è in grado di comprendere appieno ciò che proviamo quando ci sentiamo ignorati, non visti, non uditi.

Perciò, non scoraggiarti. Il silenzio temporaneo vissuto da Cristo sulla croce faceva parte della Sua missione divina: quella di poterti soccorrere perfettamente in ogni prova.

Quel silenzio non implicava che il Padre avesse abbandonato il Figlio, e non implica nemmeno che Dio abbia abbandonato te.

Abbi fiducia nel Suo tempismo perfetto, nel Suo amore perfetto, e nella Sua presenza costante, anche quando tutto ciò che percepisci è un silenzio profondo e sacro. Lui è sempre lì. E ti ascolta, sempre.

Questo articolo è stato pubblicato su https://morefaith.ph. Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.