Durante il Suo ministero terreno, Gesù Cristo viaggiò in molti luoghi — visitando città e villaggi in Galilea, Giudea, Samaria e perfino alcune parti del Libano, una regione situata in Medio Oriente. Il Libro di Mormon riporta inoltre che, dopo la Sua risurrezione, Gesù apparve al popolo nefita nelle Americhe (3 Nefi 11).
Ma quali lingue usava per comunicare con i Suoi seguaci? I Suoi discepoli parlavano tutti la stessa lingua che parlava Lui? Scopriamolo insieme.
Il Suo ministero terreno

Per comprendere questa affascinante domanda, è utile considerare il contesto storico e linguistico dell’epoca. L’area in cui visse Gesù — Galilea, Samaria, Giudea e le regioni circostanti — era multiculturale.
Le persone parlavano spesso più di una lingua, a seconda di dove vivevano, del loro status sociale e delle loro origini (ebree, samaritane, romane o greche).
L’Aramaico era la lingua comune utilizzata nella Palestina del I secolo. Molti Ebrei della Galilea, della Samaria e della Giudea parlavano Aramaico sia nella vita quotidiana che nelle sinagoghe — ed è probabile che fosse questa la lingua che Gesù usava più frequentemente.
Ad esempio, queste espressioni pronunciate dal Salvatore sono in Aramaico:
“Talitha cumi” (Marco 5:41) – “Fanciulla, alzati.”
“Eloi, Eloi, lama sabachthani” (Marco 15:34) – “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
“Gesù Nazareno, Re dei Giudei”

Al momento della crocifissione di Gesù Cristo, Ponzio Pilato, governatore romano della Giudea, ordinò che fosse affisso un cartello sopra la croce del Salvatore:
“E Pilato fece pure un’iscrizione, e la pose sulla croce. E c’era scritto: Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei. Molti dunque dei Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; e l’iscrizione era in ebraico, in latino e in greco.” (Giovanni 19:19–20)
Scritta in tre lingue — Ebraico, Greco e Latino — questa dichiarazione multilingue era destinata agli abitanti di Gerusalemme, inclusi residenti e visitatori giunti per la celebrazione della Pasqua.
- L’Ebraico era la lingua religiosa e culturale degli Ebrei, utilizzata nella lettura delle Scritture e nel culto al tempio.
 - Il Latino era la lingua ufficiale dell’Impero Romano, parlata dai soldati e dai funzionari governativi.
 - Il Greco era la lingua universale del Mediterraneo orientale — lingua franca per il commercio e la comunicazione tra i popoli.
 
La frase “Gesù Nazareno, Re dei Giudei” proviene dal latino Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, spesso abbreviato in INRI.
Il Suo ministero nelle Americhe

Nel Libro di Mormon leggiamo della visita del Salvatore risorto al popolo nefita. Il profeta Moroni spiegò:
“Ed ora, ecco, abbiamo scritto questa storia secondo le nostre conoscenze, nei caratteri che tra noi sono chiamati egiziano riformato..
E se le nostre tavole fossero state abbastanza grandi, avremmo scritto in ebraico, ma l’ebraico è stato pure alterato da noi..” (Mormon 9:32–33)
Questo ci indica che i Nefiti usavano l’egiziano riformato per scrivere e una forma modificata di ebraico per parlare.
Il Salvatore, naturalmente, comprendeva entrambe le lingue — lesse ed esaminò i loro scritti (3 Nefi 23:7–13) e comunicò chiaramente con loro, insegnando la dottrina pura e compiendo miracoli tra il popolo (3 Nefi 11).
Comunicazione divina
Gesù Cristo era il Figlio di Dio — il Redentore del mondo, il Maestro delle verità eterne e l’Operatore di miracoli.
Egli non era limitato da barriere umane o linguistiche.

Se lo Spirito Santo permise a tutti i presenti il giorno della Pentecoste di udire “ciascuno nella propria lingua” (Atti 2), Cristo poteva certamente fare lo stesso tra i Nefiti o tra qualunque altro popolo. La Divinità opera in perfetta unità per radunare Israele.
Lo studioso Roger T. Macfarlane scrisse nella sua ricerca:
“La questione relativa alle lingue parlate da Gesù e dai Suoi discepoli in Galilea è stata oggetto di un ampio e articolato dibattito accademico.
Le ricerche più recenti tendono a convergere sull’ipotesi secondo cui Gesù fosse verosimilmente in grado di esprimersi in almeno tre idiomi: l’ebraico, l’aramaico galileo e, in misura variabile, il greco.
Considerando il contesto socio-economico dell’epoca, appare plausibile ritenere che, per poter esercitare con successo un’attività artigianale a Nazaret e nelle aree circostanti, Gesù e il Suo padre adottivo dovessero possedere una certa padronanza della lingua greca, ampiamente diffusa nella regione.” (N.d.T.)
(Vedi articolo completo in Inglese: BYU Studies)
Quando Gesù Cristo desidera parlare con noi, Egli provvede sempre una via affinché possiamo ascoltarLo.
Il dono delle lingue
Per i Santi degli Ultimi Giorni, il dono delle lingue è un dono dello Spirito Santo che permette a individui ispirati di parlare, comprendere o interpretare lingue sconosciute.

Non sappiamo con certezza quante lingue parlasse il Salvatore — o come le avesse apprese — ma sappiamo che Egli era letteralmente il Figlio di Dio.
Egli ereditò poteri divini che Gli permisero di compiere la Sua missione terrena, vivendo al tempo stesso il processo umano di crescita e apprendimento.
Come riporta Luca:
“E il bambino cresceva e si fortificava, essendo ripieno di saggezza; e la grazia di Dio era su di lui.” (Luca 2:40)
Proprio come Gesù, anche noi possiamo sviluppare nuove abilità e crescere spiritualmente — attraverso lo studio, l’impegno e la fede (Dottrina e Alleanze 88:118).
Il linguaggio universale
Tra tutte le lingue che il Salvatore abbia mai parlato, ce n’è una che le supera tutte — una lingua che trascende confini e parole: il linguaggio dell’amore.
“Egli non fa nulla che non sia a beneficio del mondo; poiché egli ama il mondo al punto di deporre la sua vita stessa per poter attirare a sé tutti gli uomini.” (2 Nefi 26:24)
Tra tutti i Suoi insegnamenti e miracoli, il Suo amore infinito resta il vero linguaggio universale — espresso non attraverso parole, ma tramite compassione, servizio e perdono.Che tutti noi possiamo imparare a parlare quella stessa lingua.