Quando parliamo di rivelazione, riflettere sul periodo in cui Joseph Smith venne detenuto nel carcere di Liberty, ci potrebbe aiutare a capire meglio come essa funzioni.
C’è un piccolo dettaglio che, spesso, passa inosservato, ma che è fondamentale per comprenderla.
Mentre Joseph si trovava in prigione, il Signore gli rivolse queste parole:
“Figlio mio, pace alla tua anima; le tue avversità e le tue afflizioni non saranno che un breve momento” (D&A 121:7).
Lezioni dal carcere di Liberty: un dettaglio che dà speranza
Molti Santi degli Ultimi Giorni conoscono bene queste parole, ma esse acuistano ancora più forza se messe nel giusto contesto. Il profeta era in prigione da oltre tre mesi, prima di rivolgersi al Signore, in preghiera, e chiede:
“O Dio, dove sei? E dov’è il padiglione che copre il tuo nascondiglio?” (D&A 121:1).
Da come è strutturato il capitolo di Dottrina e Alleanze, sembra che il Padre Celeste abbia risposto subito a Joseph Smirth, ma non fu così.
E questo dettaglio ci aiuta ad avere aspettative più realistiche riguarda alla rivelazione e alla fiducia nel Signore.
L’autrice di Apocalisse: Temi nella Dottrina e Alleanze, Janiece Johnson, ha spiegato:
“Vedere come Joseph abbia realmente vissuto questa esperienza, cambia completamente la nostra interpretazione di ciò che è accaduto.”
In questo modo sottolinea che Joseph attraversò un periodo di attesa prima di ricevere una risposta dal Signore.
I tempi del Signore non sono i nostri
A man a mano che studiamo le Scritture, vediamo che Dio risponde sempre, ma ci rendiamo conto che anche i profeti sperimentano momenti di silenzio.
Perché? Perché i tempi del Signore non sono i nostri, quindi le tempistiche non sono garantite.
Ricordare che anche i profeti hanno dovuto attendere le risposte può aiutarci ad avere pazienza e speranza mentre aspettiamo anche noi l’aiuto e le risposte del Signore.
Un modo per mantenere la speranza e la fede nei momenti di calma è riconoscere le benedizioni che abbiamo già ricevuto.
“A volte è così facile concentrarsi su ciò che ci manca, su ciò che non c’è, e non ci accorgiamo di tutto ciò che già abbiamo”, afferma Janiece che, di recente, ha ricevuto una brutta notizia e, per superare il momento difficile e trovare conforto, ha iniziato a scrivere una lista di tutte le cose per cui essere grata, che ha identificato nella sua vita.
E aggiunge:
“La lista continuava ad allungarsi. Anche se non ricevevo la risposta diretta che desideravo, sentivo la mano di Dio guidare la mia esperienza in quel momento.”
Per avere speranza, ricordiamo come il Signore ci ha aiutato in passato
Un altro modo per trovare speranza, quando le risposte sembrano non arrivare, è ricordare come il Signore ci ha guidato e ci ha inviato delle sensazioni in passato.
Quando Janiece svolgeva la sua missione, portava con sé un piccolo taccuino in cui annotava ogni sensazione, ogni impressione che riceveva dal Signore e dice:
“Quando lo facevo, le seguivo ancora di più e, di conseguenza, ne ricevevo di più. Ricevere rivelazioni è un processo che si autoalimenta. Più ne riceviamo, più ne riceveremo”.
Se ci impegniamo a riconoscere le abbondanti benedizioni del Signore, lo cerchiamo in ogni circostanza e comprendiamo più profondamente e personalmente i modi specifici in cui ci parla, non ci mancherà mai la Sua guida ed il suo supporto.
Quando Dio sembra silenzioso: lezioni dal carcere di Liberty è stato tradotto da Cinzia.