Ho un ricordo vivido risalente a trentatré anni fa: una breve fuga che io e mia moglie ci concedemmo, lasciando la nostra casa nel sud della California per raggiungere Sausalito, una cittadina affascinante che si affaccia sulla baia di San Francisco.
So con esattezza quanto tempo è passato, perché non potrò mai dimenticare cosa accadde il giorno in cui dovevamo rientrare. Quella mattina ci fu detto che non potevamo metterci in viaggio: durante la notte, mentre dormivamo, un terremoto di proporzioni devastanti aveva colpito l’area di Los Angeles.
Le scosse avevano deformato strade e autostrade, interrompendo i collegamenti che avevamo sempre dato per scontati.
Eppure, ciò che più è rimasto impresso nella mia memoria non è stata la notizia del terremoto, ma un momento vissuto qualche sera prima.
Avevamo percorso in auto la breve distanza da Sausalito a Muir Beach, dove trascorremmo la notte al Pelican Inn, un luogo rustico ma romantico, costruito per evocare l’atmosfera delle locande inglesi del XVI secolo.

L’albergo sembrava nascosto, incastonato alla fine di una strada tortuosa, dove la nebbia salmastra del mare si insinuava tra pini e ontani.
All’interno, la sala principale emanava un calore accogliente, grazie a un enorme camino in pietra incorniciato da travi di legno anticato.
Fu lì, scolpita nella trave sopra il focolare, che lessi una frase destinata a non lasciarmi più:
“La paura bussò alla porta. La fede andò ad aprire. Non c’era nessuno.”
Quando la paura bussa alla porta del nostro cuore
La vita non è certo priva di momenti in cui la paura sembra bussare alla porta del nostro cuore.
Il terremoto fu un promemoria drammatico di quanto rapidamente possano crollare le fondamenta di ciò che consideriamo sicuro e stabile.
Ma la paura non si manifesta solo nei disastri naturali. Bussa alla porta dello studio medico, quando riceviamo una diagnosi che non volevamo ascoltare.
Bussa nelle notti insonni, quando siamo assaliti dall’ansia per un figlio in difficoltà. Bussa nei periodi di ristrettezze economiche, nella solitudine, nell’incertezza su ciò che ci attende.
La paura è uno degli strumenti più usati dall’avversario.
Corrode la fiducia, offusca la nostra visione e restringe il senso delle possibilità che Dio ha in serbo per noi.
Nelle Scritture, la paura è spesso l’anticamera del dubbio: come Pietro che, mosso dalla fede, scese dalla barca per camminare sull’acqua, ma poi, vedendo il vento impetuoso, ebbe timore e cominciò ad affondare.
Il dolce rimprovero del Salvatore—«Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (Matteo 14:30-31)—ci ricorda che la paura non è solo una reazione emotiva, ma un crocevia spirituale: cederemo allo scoraggiamento, o lasceremo che sia la fede a rispondere?
La frase incisa sopra il camino del Pelican Inn racchiude qualcosa di profondamente vero.
La fede non discute con la paura. Non cerca di ragionare con essa. Semplicemente, risponde.
La fede si pone sulla soglia dell’anima e proclama che Cristo vive—che Egli ha vinto il mondo (Giovanni 16:33). Quando è la fede ad aprire la porta, la paura non trova appiglio.
Esempi di fede presi dalle scritture
L’apostolo Paolo dichiarò: «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza» (2 Timoteo 1:7).
Nella visione dei Santi degli Ultimi Giorni, questa forza scaturisce dalle alleanze strette con Dio, dalla presenza dello Spirito Santo e dalla grazia abilitante di Gesù Cristo.
Non ci è chiesto di sviluppare la fede in solitudine; siamo invitati a esercitarla in comunione con il Cielo.
Ai primi Santi—che dovettero affrontare espulsioni, persecuzioni e un’incertezza costante—il Signore rivolse parole inequivocabili, contenute in Dottrina e Alleanze 6:34:
«Perciò non temete, piccolo gregge; fate il bene; lasciate che la terra e l’inferno si coalizzino contro di voi, poiché, se siete edificati sulla mia roccia, essi non possono prevalere.»
Radicata in Cristo, la loro fede rese la paura impotente.
Quell’ultima espressione—«Non c’era nessuno»—è ciò che più rimane impresso nel cuore.
Quando la paura bussò e la fede rispose, della paura non rimase traccia. Nessun nemico. Nessuna ombra. Nessun peso sull’anima. I colpi alla porta si rivelarono vuoti, privi di sostanza.
E non si tratta solo di una suggestione poetica: è una realtà spirituale.
Il Signore stesso ci rassicura con queste parole: «Se siete preparati, non temerete» (Dottrina e Alleanze 38:30). La preparazione, in questo contesto, va ben oltre le scorte alimentari o la prudenza finanziaria—per quanto anch’esse siano importanti. S
i tratta di una preparazione spirituale: la preghiera quotidiana, lo studio delle Scritture, il culto nel tempio, il pentimento, il servizio e l’obbedienza alle nostre alleanze.
Questi atti invitano la compagnia dello Spirito, che scaccia la paura e riempie il cuore di pace. Quando la paura bussa, trova chiuso: non c’è spazio in un cuore già colmo di Cristo.
Le parole incise su quel vecchio camino non sono solo una frase ben formulata—descrivono uno schema ricorrente, che ritroviamo più volte nelle Scritture e nella vita dei discepoli.
Quando il giovane Nefi si trovò davanti alla rabbia e alle minacce dei suoi fratelli, la paura deve averlo sopraffatto per un momento. Eppure, egli rispose con fede:
«Ed ero guidato dallo Spirito, non sapendo in anticipo ciò che avrei fatto» (1 Nefi 4:6).
Poiché fu la fede a rispondere, la paura che avrebbe potuto paralizzarlo svanì, e Nefi fu reso capace di compiere ciò che sembrava impossibile.
Allo stesso modo, i giovani guerrieri del libro di Alma avrebbero potuto facilmente soccombere al terrore mentre marciavano in battaglia—inesperti e in netta inferiorità numerica.
Ma erano stati istruiti dalle loro madri che, «se non avessero dubitato, Dio li avrebbe liberati» (Alma 56:47). La loro fede rispose al bussare della paura, e il risultato fu una protezione miracolosa. La paura non può resistere dove la fede resta salda.
Una verità preziosa per la vita di ogni discepolo
I profeti moderni confermano questa stessa verità. Il presidente Russell M. Nelson ha insegnato:
«La fede in Gesù Cristo è il più grande potere a nostra disposizione in questa vita. Ogni cosa è possibile a coloro che credono.»
Quando lasciamo che sia una fede di questo tipo ad aprire la porta, i sussurri spaventosi dell’avversario si dissolvono nel nulla—non c’era nessuno.
Anche l’anziano Jeffrey R. Holland ci ha ricordato che la disperazione e la paura non sono mai messaggi del Signore, dichiarando: «La fede è sempre rivolta al futuro.»
Quando la fede guarda avanti con fiducia in Cristo, la paura perde ogni consistenza.
Questo principio ci benedice non solo nei momenti importanti della storia, ma anche nelle prove silenziose della vita quotidiana.
La paura del futuro trova risposta quando, come Nefi, ci affidiamo al Signore passo dopo passo.

La paura di non essere all’altezza trova risposta quando ricordiamo la promessa del Signore di rendere forti le cose deboli (Ether 12:27).
La paura della morte trova risposta nella testimonianza di Alma sulla Risurrezione e nell’assicurazione del Salvatore: «Chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Giovanni 11:25).
Ogni volta che la fede risponde, la paura si rivela per ciò che è: vuota—un bussare senza presenza, un’ombra senza forma.
Quella sera tranquilla al Pelican Inn mi lasciò dentro una verità che, da allora, ho visto confermata più e più volte: la paura busserà sempre, ma non deve per forza entrare a vivere con noi.
Siamo noi a decidere chi risponde alla porta. Alla fine, quella frase incisa sulla vecchia trave sopra il camino non era un semplice proverbio pittoresco, era un sermone in miniatura:
«La paura bussò alla porta. La fede andò ad aprire. Non c’era nessuno»
Alla luce del Vangelo restaurato, questa verità brilla ancora di più.
Per coloro che fanno alleanza con Cristo, che si aggrappano a Lui con fede e fiducia, la paura non avrà mai l’ultima parola. Essa è sempre passeggera, sempre fugace, sempre impotente davanti all’amore di Dio.
Quando la paura bussa, lascia che sia la fede a rispondere è stato pubblicato su https://latterdaysaintmag.com. Questo articolo è stato tradotto da Ginevra Palumbo.