Jake Gyllenghal è una figura riconosciuta nell’esclusivo mondo di Hollywood e Broadway, anche perché è presente da oltre 30 anni con le sue interpretazioni nel cinema e nel teatro.

Proprio per questo, la sua reazione all’acclamato e pluripremiato musical “Il Libro di Mormon”, che sfida e satireggia la fede dei membri della Chiesa di Gesù Cristo (mormoni), ha avuto una certa risonanza nei media internazionali.

Jake Gyllenhaal: “Chi diavolo lo ha scritto?”

In un aneddoto condiviso dall’attore e co-protagonista di Gyllenhaal nel film “Amore e altri rimedi”, Josh Gad ha rivelato che Jake lo aveva avvertito di non accettare un ruolo nel musical “Il Libro di Mormon “, l’audace commedia musicale dei creatori di “South Park”, Trey Parker e Matt Stone.

È successo mentre tornavano dal set: Josh gli ha chiesto se potesse fargli sentire il suo nuovo progetto musicale, sperando di avere un suo consiglio e una sua opinione al riguardo. “Jake ha detto: ‘Sì, mettilo su’, e io ho messo il numero di apertura“.

Sebbene Gyllenhaal “si sia divertito” durante l’impeccabile e simpatico numero d’apertura del musical, “Hello!”, il suo atteggiamento è cambiato improvvisamente con l’avanzare delle canzoni. “Ho messo un’altra canzone dell’album e il suo viso è lentamente passato dall’entusiasmo gioioso alla paura e al terrore“, ha ricordato Gad.

“Ha fermato la macchina e gli ha detto: ‘Amico, non puoi fare niente di tutto questo. Sarà troppo controverso. Chi diavolo lo ha scritto?’

Questa è stata la scioccante risposta di Gyllenhaal, che ha ricevuto nomination per premi come gli Oscar e i Tony, in merito alla possibile partecipazione di Josh Gad al musical sul libro di Mormon.

Cosa pensa la Chiesa del musical “Il libro di Mormon”?

Sebbene Josh Gad, alla fine, si sia unito alla produzione di Broadway, interpretando il ruolo di “Anziano Cunningham”, per un periodo di 15 mesi, i consigli di Gyllenhaal sono sempre rimasti nella sua mente.

Mentre molti potrebbero sostenere che si tratti semplicemente di un’espressione artistica che, attraverso la comicità, vuole invitare alla riflessione, altri potrebbero considerarlo, invece, come un eccesso di libertà creativa, soprattutto tenuto conto che il titolo dell’opera prende il nome da un libro sacro per i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni e che i suoi protagonisti sono missionari di Dio, figure centrali nella rappresentazione della nostra fede.

Con oltre 10 anni di esperienza a Broadway, la Chiesa, lungi dal ricorrere alla censura e alla condanna, ha sfruttato la controversa opera teatrale come un’opportunità per fare proselitismo, posizionando dei missionari fuori dal teatro per distribuire copie gratuite del Libro di Mormon, cosa che, probabilmente, avverrà anche in Italia, quando il musical arriverà a Milano, a fine anno.

Perché ogni storia ha due punti di vista. E mentre uno può offrire un divertimento temporaneo, il testo originale regala una pace duratura.